Sorpresa portoghese

Se vince l’austerity

Possiamo stupirci che il premier portoghese Pedro Passos Coelho sia sopravvissuto alla prova delle urne, nonostante un programma di austerità che sembrava scritto dal ministro delle finanze tedesco Schaeuble in persona? E perché mai? Per la verità Cohelo non è il primo presidente del consiglio di centrodestra a farla franca nella zona euro. Innanzitutto c’è Angela Merkel e poi non sarà nella moneta unica, ma resta pur sempre un paese europeo, la Gran Bretagna di Cameron. Mentre in tutta l’Europa dell’est, non c’è un solo socialista al governo. L’unico vero segnale di discontinuità era quello venuto dalla Grecia con la formidabile vittoria di Syriza, solo che poi si è visto come Alexis Tsipras si sia rassegnato ai miti consigli della detestata Troika, al punto da venir maledetto dal suo ex ministro Varoufakis. Tutto sommato i portoghesi si sono convinti che è meglio un di tagli alla spesa e le riforme sul lato dell'offerta, piuttosto che promesse campate per aria. Per questo hanno votato Coelho e non l'ex sindaco di Lisbona Antonio Costa. Il Partito socialista portoghese che doveva aveva la sua grande occasione di rilancio ha subito una disfatta. Schiacciato tra l’austerità del centrodestra e il populismo di sinistra, il socialismo in Portogallo ha perso nuovamente l’occasione. E si che Costa aveva promesso di attuare politiche redistributive tagliando tasse e rilanciando le assunzioni nel sistema pubblico. Non ha però mai spiegato dove pensava di trovare le risorse per rispettare le regole di Bruxelles. Così non ha convinto nessuno, e coloro che temono il rischio di venir buttati fuori dall’euro causa un governo incosciente si sono compattati attorno al governo uscente. Dopo il voto greco il voto portoghese potrebbe anche dare l’idea di come la ventata antieuropeista appaia per lo meno più debole. Non crediamo che greci e portoghesi siano entusiasti della Commissione Junker e dei suoi risultati, sarebbe difficile per chiunque, piuttosto è che non capiscono quali vantaggi potrebbero mai avere dall’abbandonarla trovandosi fuori dall’euro. Se il loro fosse anche solo spirito gregario, restiamo con gli altri paesi europei, piuttosto di trovarci soli con una moneta nazionale, non sarebbe comunque da sottovalutare. Ci rifletta bene anche il presidente del Consiglio italiano che ultimamente si è messo un po’ troppo ad alzare i toni contro l’Europa. Già i socialdemocratici europei in generale stanno sparendo, se poi dovesse sparire anche l’antieuropeismo d’accatto nella coscienza popolare, le tante fatiche di Renzi per il cambiamento sarebbero superate dalla necessità di cambiare un’altra volta a suo svantaggio.

Roma, 5 ottobre 2015